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Il Premio Letterario Internazionale Mondello

Il Premio - XLIV Edizione

Premio Opera Italiana - Michele Mari

Premio Opera Italiana - Michele Mari

Vincitore Sezione Opera Italiana

Michele Mari, Leggenda privata, Einaudi

 

Michele Mari I libri di Michele Mari (Milano 1955) sono Di bestia in bestia (Longanesi 1989; Einaudi 2013), Io venía pien d'angoscia a rimirarti (Longanesi 1990; Marsilio 1998; Einaudi 2016), La stiva e l'abisso (Bompiani 1992; Einaudi 2002 e 2018), Euridice aveva un cane (Bompiani 1993; Einaudi 2004), Filologia dell'anfibio (Bompiani 1995; Laterza 2009), Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori 1997; Einaudi 2009), Rondini sul filo (Mondadori 1999), I sepolcri illustrati (Portofranco 2000), Tutto il ferro della torre Eiffel (Einaudi 2002), I demoni e la pasta sfoglia (Quiritta 2004; Cavallo di Ferro 2010), Cento poesie d'amore a Ladyhawke (Einaudi 2007), Verderame (Einaudi 2007), Milano fantasma (edt 2008, in collaborazione con Velasco Vitali), Rosso Floyd (Einaudi 2010), Fantasmagonia (Einaudi 2012), RoderickDuddle (2014 e 2016) e Leggenda privata (Einaudi 2017). Per Rizzoli ha tradotto L'Isola del Tesoro di Stevenson e Ritorno all'Isola del Tesoro di Andrew Motion. Foto ©BassoCannarsa

Leggenda privata, Einaudi. L'Accademia dei Ciechi ha deliberato: Michele Mari deve scrivere la sua autobiografia. O, come gli ha intimato Quello che Gorgoglia, «isshgioman'zo con cui ti chonshgedi». Se hai avuto un padre il cui carattere si colloca all'intersezione di Mosè con John Huston, e una madre costretta a darti il bacino della buonanotte di nascosto, allora l'infanzia che hai vissuto non poteva definirsi altro che «sanguinosa». Poi arriva l'adolescenza, e fra un viscido bollito e un Mottarello, in trattoria, avviene l'incontro fatale: una cameriera volgarotta e senza nome che accende le fantasie erotiche del futuro autore delle Cento poesie d'amore a Ladyhawke... Ma è davvero una ragazza o un golem manovrato da qualche Entità? Assieme a lei, in una «leggenda privata» documentata da straordinarie fotografie, la famiglia dell'autore e il suo originalissimo lessico. E poi la scuola, la cultura a Milano negli anni Sessanta e Settanta, e alcune illustri comparse come Dino Buzzati, Walter Bonatti, Eugenio Montale, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber. Chiamando a raccolta tutti i suoi fantasmi e tutte le sue ossessioni (fra cui un numero non indifferente di ultracorpi), Michele Mari passa al microscopio i tasselli di un'intera esistenza: la sua. Un romanzo di formazione giocoso e serissimo che è anche un atto di coerenza verso le ragioni piú esose della letteratura.

 

Motivazione: «Nell’epoca dell’autobiografismo terra terra del selfie, Michele Mari scrive un memoir coatto per colpa di un’immaginaria Accademia dei Ciechi che dall’autore pretende più vita. Con tutta la sua opera Mari ha infatti cercato di dimostrare che il manierismo e l’influenza dei maestri sono alla base della letteratura e sembra consapevole e disposto a riflettere sulla propria orgogliosa inattualità. Per vendicarsi di aver accettato il compito cui lo costringono i tempi, Mari trasforma la vicenda di ormai oggettivo interesse storico della famiglia composta dal designer Enzo Mari, l’illustratrice Iela Mari e il bambino Michele in un incubo horror. Insieme, riesce a non rinunciare al ritratto di realismo sociale di due famiglie diversissime, quella povera e meridionale del padre e quella borghese cattolica della madre. Con quest’opera, originale perfino rispetto all’originalità cui ci ha abituati, Mari fa intravedere l’origine mitica della sua immaginazione e della sua lingua, creando, oltre il lessico famigliare, un lessico dell’unheimlich, della famiglia perturbante».