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Il Premio Letterario Internazionale Mondello
Il Premio - XXXIX Edizione
Il vincitore del Premio Mondello Critica
- Maurizio Bettini, Vertere. Un’antropologia della traduzione nella cultura antica (Einaudi)
Maurizio Bettini, saggista e scrittore, insegna Filologia classica all'Università di Siena. Tra i suoi libri: Il ritratto dell'amante (1992; 2008); Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi (1998), Le orecchie di Hermés (2000), Voci. Antropologia sonora del mondo antico (2008); Affari di Famiglia. La parentela nella cultura e nella letteratura antica (2009), Contro le radici (2011). Nella collana «Mythologica», che dirige presso Einaudi, ha pubblicato: Il mito di Elena (con C. Brillante, 2002), Il mito di Narciso (con E. Pellizer, 2003), Il mito di Edipo (con G. Guidorizzi, 2004), Il mito delle Sirene (con L. Spina, 2007), Il mito di Circe (con C. Franco, 2010). Nel 2012, sempre per Einaudi, ha pubblicato Vertere (PBE). Collabora regolarmente con «la Repubblica».
- L’opera premiata
Il fatto è che i popoli e le culture, quando vogliono definire l'atto di tradurre da una lingua all'altra, pensano ciò in modi anche molto diversi fra loro: e soprattutto formulano questa nozione secondo paradigmi linguistici e culturali estremamente specifici, legati appunto alla cultura che li produce. Proprio per questo, limitarsi a tradurre le parole per "tradurre" con un semplice "tradurre" - il bisticcio è inevitabile - porta non solo a falsare il senso di queste singole parole ma, peggio ancora, a mistificare il contesto culturale in cui esse sono state generate.
- La motivazione espressa dal Comitato di Selezione
Con Vertere. Un’antropologia della traduzione nella cultura antica, Maurizio Bettini affronta un nodo cruciale della cultura scritta che ha conseguenze su altre forme del vivere, perché si mostra come un tratto fondamentale dei caratteri delle civiltà. Le varie tradizioni del tradurre mostrano che spostarsi da una lingua all’altra per incontrare testi e autori in una forma nuova e mutata è sì fatto tecnico, ma anche modo fondamentale dell’articolarsi del concetto stesso di “vivere civile” e dunque di “civile conversazione”. In un libro dotto, ma dall’erudizione che sa farsi suggestiva narrazione, Bettini dà una visione inquieta del mondo greco e latino, e sembra tacitamente alludere ai nostri tempi, sottofondo necessario dei suoi studi.