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Il Premio Letterario Internazionale Mondello

Il Premio - XLI Edizione

Premio Opera Italiana - Letizia Muratori

Premio Opera Italiana - Letizia Muratori

VINCITORE PREMIO OPERA ITALIANA
Letizia Muratori - Animali domestici (Adelphi)


Letizia Muratori, romana, è giornalista e si occupa di cinema e costume. Il suo primo racconto, Saro e Sara, è stato pubblicato nell'antologia Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile libero Big, 2004). Tu non c'entri (Einaudi Stile libero Big, 2006) è il suo primo romanzo, seguito da La vita in comune (Einaudi Stile libero Big, 2007). Con Adelphi ha pubblicato La casa madre (2008), Il giorno dell’indipendenza (2009), Sole senza nessuno (2010), Come se niente fosse (2012) e Animali domestici (2015).

Animali domestici (Adelphi) 
Quando una notte la polizia fa irruzione nel suo ricovero, sequestrandole le decine di cani che accudiva, Chiara consegna alla sua amica d'infanzia, che scrive di mestiere, il grosso quaderno in cui da sempre raccoglie dati, abitudini e fotografie dei suoi beneficiati. È un libro degli ospiti indubbiamente singolare («Tutti i cani hanno le loro rime: Balù pensaci tu, Billo guardiano tranquillo, Banga attento alla vanga, Lisetta dolce canetta...»), ma anziché rimetterlo in ordine come Chiara vorrebbe, l'amica decide di scriverne una versione nuova. Decide cioè di raccontare la propria vita di ex randagia spaventata, indocile, ma per fortuna anche mordace: insieme a quella degli uomini – uno soprattutto, l'infernale Edi Sereni – e delle donne che, nel tempo, hanno preteso di addomesticarla. Così ci regala il copione di una commedia nera e rosa che fa genere a sé, e che non basta leggere fino in fondo per mettere da parte.

  • La motivazione espressa dal Comitato di Selezione
    Edi Sereni fa colazione mangiando e allineando kiwi, vive in una casa zeppa di lattine e salatini. Edi Sereni che “come tutti i figli unici è geloso anche di se stesso” è circondato da regali che non ha mai aperto. Edi Sereni apre la porta a una sua ex, Letizia, protagonista e voce portante di Animali domestici, in pausa, in exitu da un’altra relazione con un altro uomo, Marco, che ha la passione per le panche scomode e il bianco artico. Le seduttrici, mi dico, hanno il senso della misura, ma Letizia no, così a poco a poco, con la scusa di scrivere – e scrivendo – si trasferisce a casa di Edi e gli stravolge l’arredo. Trasforma una sala d’aspetto in una casa. E in questo luogo nuovo, a partire dai diari di un’amica che raccoglie e cura cani randagi, comincia a risistemare, come in un collage – sovrapponendo, lasciando cornici color dello sfondo – la propria vita. Che è sempre una vita sentimentale, dai genitori in poi. Così Edi, così Marco, così Tullio, e Simonetta, e Chiara, e Almas, e Isla. Per non parlare dei cani. Alle orecchie portavo cerchi d’oro così grossi che poteva passarci una foca. La lingua di Animali domestici somiglia a un coro greco. Commenta il racconto con interpunzioni e corsivi; provoca, con considerazioni suggestive, la fine dei capitoli (e.g. A lei sembra normale che il male non abbia nome); ancora il grottesco e l’inspiegabile del quotidiano dei personaggi con i fili dei discorsi sì diretti, ma riportati (e.g. non era interessato ai miei fuochi d’artificio, qualsiasi forma di eccesso – diceva – è insignificante) e fa echeggiare il tutto in chi legge. Così chi legge, tanto pieno di eco, non giudica né stranezze né disastri né il coccodrillo impagliato sottobraccio, semplicemente, ascolta – ero un brutto anatroccolo con belle ossa – come si ascolta una favola. L’azzurro dei principi è sbiadito, la principessa è rabbiosa, le fate madrine sono cani randagi e il lieto fine è che le cose finiscono perché, sempre – se va bene – le vite nuove invecchiano. “Sono stanca di te, me ne vado” gli dico, e sono passati trent’anni.

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